Genny Dradi | 3′ di lettura
La piadina romagnola è indubbiamente la protagonista nella vasta scelta culinaria che la Riviera offre. Fortemente ancorata a questa terra e alle sue tradizioni, da sempre rappresenta l’immagine della tipicità! Un gustoso pranzo o una cena sfiziosa, una merenda locale o uno spuntino veloce, è insomma perfetta per ogni orario della giornata e farcita in mille modi differenti può essere adattata a ogni gusto. Nelle sue molteplici varianti, ognuno può sbizzarrirsi con i condimenti a suo piacimento. La troviamo in ogni angolo della Riviera, chioschetti, ristoranti e fiere di paese, ma la migliore rimane indubbiamente quella fatta in casa, preparata con tanto amore!
La ricetta della Piadina Romagnola
La ricetta tradizionale della “Piada” è quella classica della nonna, tramandata di generazione in generazione. Farina (1kg), strutto (1etto), 1 pizzico di bicarbonato, sale fino e acqua a temperatura ambiente sono gli ingredienti necessari per questa ricetta semplice e intramontabile. Con le quantità indicate si ottengono 5 padine dalla dimensione spessa, tipiche della zona del Cesenate. Lo spessore della piada dipende infatti dal luogo in cui ci si trova: nell’area della costa Ravennate, Cesena e Forlì la piadina è più spessa e stretta nel diametro, mentre scendendo a sud, verso la zona di Rimini diventa sempre più sottile e sfogliata, ma dal diametro più largo.
A seconda delle abitudini e dei propri gusti, si possono avere preferenze diverse sulla dimensione, ma il sapore unico rimane sempre ineguagliabile!
La preparazione prevede la creazione di un impasto dove vengono uniti gli ingredienti e aggiunta gradualmente l’acqua. Una volta ottenuto un impasto omogeneo, si crea una palla e la si lascia riposare per circa 30 minuti. A questo punto si divide l’impasto in palline più piccole lasciandole riposare per un’altra mezz’ora. Una volta terminata l’attesa, è necessario infarinare il piano di lavoro per poi iniziare a stendere le piadine con l’aiuto del mattarello e infine cuocerle su una teglia su entrambi i lati, fino a raggiungere la doratura.
Lo strutto è l’ingrediente della ricetta classica perché un tempo quasi tutte le famiglie macellavano il maiale ed era quindi maggiormente disponibile rispetto all’olio. Una versione più moderna e leggera, che rappresenta anche una variante vegetariana è quella priva di strutto, il quale viene sostituito da olio di semi e latte. Per entrambi gli ingredienti la quantità suggerita è indicativamente ¾ di un bicchiere.
Le farciture della piadina
Squacquerone e rucola, prosciutto crudo, salsiccia e cipolla, sono solo alcuni dei condimenti più classici scelti per farcire le piadine, ma le possibilità sono infinite con combinazioni di ogni tipo e abbinamenti anche azzardati.
Inoltre la piadina è alla base di altre ricette sfiziose e gustosissime come i rotoli e i cassoni o crescioni. Questi ultimi cambiano nome a seconda della zona in cui ci si trova, ma rappresentano entrambi la stessa cosa: una piadina ripiegata che viene farcita prima di esser cotta. In questo modo gli ingredienti all’interno si cuociono insieme all’impasto dando vita a una proposta deliziosa. Anche in questo caso sono presenti i ripieni più tipici come erbe o rosole, pomodoro e mozzarella, patate e salsiccia, ma le opzioni sono sempre infinite!
I rotoli sono invece piadine sottili che, una volta cotte, vengono farcite e arrotolate su stesse, formando così un cilindro dal quale prendono il nome di “rotolo”.
Le origine della piadina
La storia della piadina romagnola ha origini molto antiche e, come viene ben spiegato nel sito del Consorzio di Tutela e Promozione della Piadina Romagnola IGP, porta con sé la tradizione degli abitanti della Romagna. Un cibo semplice e facile da preparare che ha unito questa terra e rappresenta un prodotto tipico, ad oggi di largo consumo, conosciuto in tutta Italia e anche fuori dai suoi confini! L’origine della piadina risale al popolo Etrusco che proprio in questa zona, secondo le tracce rinvenute, si cibava di un pane dalla forma tondeggiante. Anche durante l’epoca romana si hanno testimonianze dell’utilizzo di sostitutivi del pane, preparati con cereali grezzi e accompagnati, come accade oggi, con formaggi. Successivamente, nel Medioevo, la piadina che continuava ad essere prodotta con cereali poveri, divenne un prodotto diffuso, adottato al posto del pane per evitare di subire la tassazione imposta al grano.
La piada è stata poi testimoniata e raccontata da molteplici poeti che l’hanno elogiata con i loro versi. Giovanni Pascoli ufficializzò il termine piada (piè in romagnolo), definendo questo alimento “il pane nazionale dei Romagnoli”, determinando così questa relazione assoluta tra la Piadina e la Romagna. Anche il poeta Moretti la decantò con i versi: “La piada era la piada: era pane. / Stacciava ella ritmicamente sul tagliere candido”.
Se per tanti anni la piadina è stata considerata una povera alternativa al pane, è dopo la Seconda Guerra Mondiale che, diffusasi nelle abitudini culinarie non solo rurali, ma anche in quelle delle città, inizia a rappresentare un’opzione gustosa. Dagli anni ’70 la piadina non è solo quella fatta in casa, ma iniziano ad aprire i primi chioschi e laboratori artigianali per la produzione. Negli anni, il successo e la diffusione di questo prodotto hanno incrementato la crescita fino ad arrivare alla creazione di una produzione industriale per la vendita sul mercato nazionale e internazionale.
Ad oggi, la piadina, simbolo della Romagna e motivo di orgoglio di questa terra, è dal 2014 un prodotto a indicazione geografica protetta dall’Unione Europea.
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